Storia
Il sordo restauratore
Paolo Rossini saluta e si presenta. Inizia raccontando della sua prima esperienza di lavoro nell’anno 1967 presso il Ministero dei Beni Culturali, in zona Regina Coeli. Lui inizia con la manodopera di restauro su libri antichi, quadri, statue, con l’obiettivo di farle ritornare al loro stato originario. I libri erano del periodo tra il ‘600 e il ‘700, così come le stampe e le incisioni. Dopo anni di lavoro, a Paolo viene chiesto di trasferirsi in un’altra sede di lavoro presso Fontana di Trevi, zona non accessibile alle macchine di persone non residenti, per questo Paolo era seccato ma gli avrebbero affidato un ruolo di gestione importante, oltre a metterlo in condizione di lavorare su restauri di materiali molto più antichi. Successivamente, di nuovo, gli viene proposto di lavorare in trasferta ad Urbino, al Palazzo Ducale, per 6 mesi. Il palazzo era pregiato, grande, spazioso, decorato nei migliori modi possibili, lussuoso. Racconta anche di un affresco di 12x10 metri. Questo affresco è stato restaurato precisamente da Paolo insieme ad altri due/tre colleghi: hanno staccato i pezzi pittorici rovinati, portati a Roma per sistemarli a nuovo, e li hanno riportati ad Urbino (ci sono i loro nomi riportati).
Il ritorno alla routine ha portato a Paolo una possibilità di concorso per fare carriera. Allora gli interpreti non c’erano, l’accessibilità era così bassa che si provava a comunicare anche tramite la scrittura. Ma Paolo ce l’ha fatta, ha superato il colloquio salendo di livello 7. Non solo, gli hanno proposto anche il trasferimento in una sede a lui comoda, e lui propone Ostia dove abitava anche la sua famiglia. Alla conferma di questo, dopo tre o quattro mesi, Paolo ha iniziato a lavorare vicino casa, non gli sembrava vero, dato che ci metteva solo 5 minuti in macchina. L’unica pecca era il tipo di lavoro: come restauratore il suo contributo era inutile. Cercavano degli scavatori, persone con esperienza. Paolo si è comunque reso disponibile ad apprendere un nuovo mestiere, e gli hanno affidato il compito di restaurare le monete antiche, e nel frattempo imparare a maneggiarle. Le scatole contenenti le monete erano tantissime, e Paolo ha imparato piano piano a restaurarle una alla volta in modo delicato. Per lui è stato facile apprendere dal vivo, osservando un esperto all’opera. Ad ogni compito terminato, si sentiva soddisfatto del suo lavoro. Per questioni familiari, Paolo è dovuto ritornare alla vecchia sede di Roma, in zona Fontana di Trevi. Ed è andato in pensione anticipata, all’età di 50 anni. Ha fatto questa scelta, cosicché potesse continuare a lungo a lavorare all’interno del CNR.