Rachele Martini prosegue il suo racconto, ricordando la sua collega Germana Stefanini e quanto accaduto nel 1983.
Spiega che all’interno delle carceri c’era un rigido regolamento sul cibo dei detenuti che poteva essere portato all’interno. Chi si occupava dei controlli dei pacchi preparati precedentemente dalle famiglie erano proprio lei e la sua collega Germana. Loro due erano solite andare in macchina insieme, ma un giorno Rachele non può accompagnarla poiché è molto impegnata.
Nonostante le insistenze di Germana, la lascia lì. L’indomani mattina, si incontra a Montesacro con il marito, che al tempo lavorava al Poligrafico, il quale le mostra il giornale dove c’era scritto che l’amica Germana era venuta a mancare. Rachele è sconvolta da questa notizia inaspettata e ancora oggi ringrazia il Signore di essere salva perché se si fosse trattenuta con lei sicuramente le sarebbe toccata la stessa sorte. Rachele racconta del cambiamento avvenuto all'interno della polizia penitenziaria del ruolo di "vigilatrice".
Infatti proprio nell’appartamento sopra casa di Germana, viveva una donna che lavorava per il Sindacato e le aveva spiegato che il suo ruolo sarebbe dovuto essere quello di impiegata. Viene poi convocata, insieme a due sue amiche, per una visita medica. La sottopongono al test audiometrico, e durante il colloquio il medico, in quanto sorda, le propone una posizione da impiegata.
Rachele non accetta, anche grazie al suggerimento della sua amica Eda Terra, e viene quindi riformata.
Ricorda con orgoglio la sua esperienza quando indossava la divisa della polizia che ancora conserva come ricordo di quei tempi.