Biografia
La camera dei deputati
Renato ci vuole raccontare, brevemente, la sua vita lavorativa e comincia presentandosi con il suo segno nome e poi continua:
“Nel 1978 ho vinto un concorso nazionale e ho iniziato a lavorare come commesso alla Camera dei Deputati. Mi occupavo di sicurezza e controllo. Avevo già una grande passione ed esperienza politica ma entrare nel mondo politico con la Camera dei Deputati mi ha reso felice! Incontravo spesso personaggi politici di una certa rilevanza come Andreotti, Berlinguer, Napolitano e tanti altri ancora, li conoscevo tutti, ci si salutava.
Nel 1992/93, un giorno in cui ero al mare in vacanza mi telefonò il mio capo per dirmi di tornare urgentemente a Roma perché era appena diventato onorevole un sordo e bisognava che io fossi presente per fare l’interprete. Alla Camera già da tanto tempo sapevano che io conoscevo la LIS e che, anche se non ero un interprete per professione, spesso facevo servizi di interpretariato. Succedeva con le scuole: spesso arrivavano scolaresche di bambini sordi per visitare la Camera dei Deputati così chiamavano me per far loro da guida (interprete) in LIS. Io raccontavo loro tante storie e i bambini erano sempre contenti e curiosi. Ho avuto un’esperienza con l’istituto Smaldone che mi ha infastidito parecchio: avevo appena cominciato la visita ed avevo usato i segni per la gioia dei bambini quando due suore mi dissero di non segnare (di mettere le mani in tasca) ma di usare solo il labiale. Io sono rimasto sorpreso, il labiale va bene ma servono anche i segni sennò i bambini non mi capiscono, così ho chiesto a loro cosa preferissero tra il labiale e i segni… naturalmente risposero che volevano i segni! Così le suore, zittite, accettarono incassando il colpo. Insomma, nell’ambiente della Camera era noto che io ero bravissimo con la LIS. Ecco perché chiamarono me quando arrivò l’onorevole Bottini, sordo. Io ne fui contento. Ci presentammo e cominciammo a chiacchierare, lui era convinto, a ragione, che io sarei stato un difensore dei sordi e cominciammo a collaborare, io ero pronto a offrirgli le mie esperienze e accogliere le sue richieste. Avevo già prima avvisato la Camera che io non avrei potuto fare da interprete in modo continuativo ma che al momento, vista l’urgenza, sarei stato disponibile anche se provvisoriamente. Lavorare 12 ore al giorno come interprete per me era pesante, non volevo ed in più chiesi alla Camera di chiamare degli interpreti professionisti per fare questo lavoro. Così cominciai a collaborare con l’on. Bottini, lui era nuovo nell’ambiente e tante cose non le sapeva e mi chiedeva di spiegargliele. Lui lavorava nel gruppo (partito) socialista. Quello fu un periodo brutto, era il periodo di mani pulite, alle riunioni si discuteva, si litigava, spuntavano dimissioni, c’era la guerra insomma. Io traducevo tutto. Lui mi chiedeva se erano vere o non vere le cose di cui si argomentavano ma io risposi che traducevo quello che sentivo. Questo lavoro andò avanti per due, tre mesi ed io cominciai ad essere veramente stanco. Lavoravo come interprete per 8 ore e più, era troppo, ero da solo, non avevo mai un cambio. Decisi di chiedere alla Camera ben quattro interpreti. La Camera tentennò ma alla fine accettò sotto la mia minaccia di dimissioni, il mio lavoro non era quello dell’interprete e pregai di procurare gli interpreti professionisti. Finalmente arrivarono e il lavoro si svolgeva in questo modo: l’on. Bottini seduto alla camera seguiva, attraverso una piccola televisione, i quattro interpreti che erano presenti e ascoltando potevano tradurre all’istante le discussioni in aula, lui poteva seguire tutto alla perfezione. Ma se era Bottini a fare il discorso la Camera chiamava me come interprete: lui davanti a tutti faceva il discorso in LIS, calava il silenzio ed io traducevo a voce per i presenti.
Quando andai in pensione, il presidente della Camera dei Deputati Napolitano mi rilasciò un attestato di ringraziamento per tutto il supporto che avevo offerto. Questo per me è un ricordo veramente bello.
L’on. Bottini era nella commissione Sanità, a quei tempi non c’era ancora la commissione Affari Sociali e lui si occupava anche delle problematiche delle persone sorde. Lui continuò fino a quando la camera non fu sciolta e dopo non si riprese più, fu un’occasione persa.
Il primo giorno dell’on. Bottini alla Camera ci furono le presentazioni, con me come interprete, con il presidente, il vicepresidente, gli onorevoli, i membri del suo partito. Anche Craxi. Con Craxi non c’ero io ma una mia amica interprete che mi aveva chiesto il piacere di un cambio visto che voleva conoscere lui e altri membri del partito. Tutto questo è per me un ricordo bellissimo.