Luisella ricorda il momento in cui la maestra le regala una scatola contenente un puzzle e adesivi di varie forme. Più tardi, la stessa scuola elementare di Alessandria, grazie ad una suora proveniente da Modena, organizza delle attività per apprendere l’arte del ricamo e della sartoria. Luisella amava ricamare soggetti ricchi di tantissimi dettagli. I compagni che lavoravano con lei la pregavano di facilitarli con figure più semplici.
Successivamente, le viene consigliato di frequentare, insieme a due compagne, la prima scuola media per sordi che si trovava a Roma. Qui, rimane meravigliata dalla bellezza della capitale, che pullula di fiori e punti di riferimento per la comunità sorda, come la scuola professionale fondata da Antonio Magarotto e la prima scuola media d’Italia per sordi.
Quest’ultima, in particolare, era nota oltreconfine come modello a cui guardare e da replicare all’estero. All’inizio Luisella disegna in bianco e nero, colleziona illustrazioni su illustrazioni che conserva in un portfolio.
Era talmente appassionata da disegnare anche durante le lezioni, distraendosi dalla spiegazione. In seguito, ha continuato ad esercitarsi, dedicandosi anche al fumetto e inserendo la satira, i personaggi di Stanlio e Ollio, ed ispirandosi a ciò che trova nel quotidiano. Luisella racconta della fondazione della rivista “La nostra voce” da parte della scuola media, e dei fogli cerati su cui disegnava all’epoca che non permettevano errori, costringendola ad una grande concentrazione.
Fino all’ingresso in accademia ha dunque lavorato presso la scuola media di Boccea, e ha raccolto ben sette volumi con tantissimi disegni, copie e testimonianze della sua attività. La sua firma è sempre accompagnata dal disegno di un topolino, perché da ragazza mentre aiutava il padre fornaio a spostare ceppi di legna, ha avuto un incontro ravvicinato con un questo animaletto. Luisella, avendo l’occasione di osservarlo da vicino per la prima volta, ha modo di coglierne simpatici dettagli e atteggiamenti che la colpiscono molto.
Dispiaciuta dalla sorte toccata all’animale (mangiato dal gatto davanti ai suoi occhi), decide così di omaggiarlo in ogni suo disegno.